Davide Caparini Davide Caparini

Grazie alla Lega Nord l'acqua (e non solo quella) rimane patrimonio di tutti

L’Europa chiede la messa in gara dei servizi pubblici locali perché con la concorrenza i servizi ai cittadini dovrebbero migliorare di qualità e diminuire nei costi. Grazie alla Lega le reti restano dei cittadini e i comuni, se vorranno, potranno continuare a gestire i servizi.


Le reti, il patrimonio pubblico, erano, sono e restano dei cittadini.

Il Governo, incaricato dal Parlamento di redigere il Regolamento sulla disciplina dei servizi pubblici locali (previsto dall’art. 23-bis del Decreto-legge 112/2008) ha chiesto al Parlamento un ulteriore intervento chiarificatore per meglio tutelare quegli enti che vogliono continuare a gestire l’acqua in proprio ovvero con le proprie società municipalizzate (in house vale a dire affidamento diretto a società a capitale pubblico controllata dal pubblico). In base alle indicazioni europee, il ricorso all’affidamento in house può essere ammesso solo “qualora ricorrano obiettive ragioni tecniche od economiche”. La difficoltà incontrata dal 2000 ad oggi è tutta qui, nella definizione di quali siano queste ragioni tecniche o economiche per evitare di incorrere nelle sanzioni.
Il Governo e la sua maggioranza con l’articolo 15 del DL 135/2009 hanno dimostrato la volontà di procedere verso una liberalizzazione buona e rispettosa dei cittadini, in un quadro regolatorio certo e chiaro, che promuova l'iniziativa privata, che riduca i costi per le pubbliche amministrazioni e che garantisca la migliore qualità dei servizi qualora l’amministrazione pubblica opti per la gestione diretta (in house).

Le norme comunitarie impongono la tutela e la garanzia della libera concorrenza nella gestione dei servizi pubblici locali: il Governo ha voluto mettere dei paletti ben precisi alla privatizzazione dei servizi pubblici locali proprio per salvaguardare la proprietà pubblica delle reti ed evitare di consegnare la gestione dei pubblici servizi nelle mani di oligopoli o multinazionali straniere. Pertanto sono stati esclusi tutti quei settori già disciplinati come la distribuzione di energia elettrica, il trasporto ferroviario regionale e la gestione delle farmacie comunali, e ultimi in ordine cronologico, i servizi di distribuzione del gas.

Inoltre, sono stati introdotti e ribaditi alcuni principi fondamentali sulla proprietà pubblica delle risorse idriche facendo salvo il principio della autonomia gestionale del soggetto gestore del servizio idrico integrato. La norma precisa che il governo del servizio idrico integrato spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche, in particolare in ordine alla qualità e prezzo del servizio e deve essere esercitato garantendo il diritto alla universalità ed accessibilità del servizio.

Un altro punto fondamentale sul quale è intervenuta la Lega Nord è quello della definizione del periodo transitorio. Sono stati definiti nel testo i termini entro i quali devono cessare le gestioni in essere, secondo le varie tipologie di gestione, come ad esempio affidamenti diretti senza gare o gestioni pubbliche che non anno i requisiti richiesti dalla UE per le gestioni in house, consci tuttavia che tali termini potrebbero essere anche prorogati in caso di necessità territoriali.

In sostanza, al di fuori del periodo transitorio, la nuova disciplina non modifica le modalità di gestione dei servizi pubblici locali rispetto a quelle definite nel 2008 ma le chiarisce attenuando ulteriormente la portata negativa delle norme comunitarie sul sistema delle società municipalizzate che funzionano.

Le modalità di gestione dei servizi non sono altre che quelle imposte dalle norme comunitarie. In particolare, conformemente alla giurisprudenza comunitaria, è stata riconosciuta quale modalità ordinaria di affidamento della gestione dei servizi pubblici locali, alla pari della gara pubblica, l’affidamento diretto a società “miste” (Partenariato Pubblico Privato Istituzionalizzato) a condizione che il socio privato venga selezionato attraverso procedure pubbliche e che con la stessa gara si attribuiscano anche i compiti operativi connessi alla gestione del servizio. L'inserimento di un limite alla partecipazione privata nella società, non inferiore al 40 per cento, intende, da una parte garantire il controllo pubblico delle società “miste” e dall’altra rendere stimolante la partecipazione da parte dei soggetti privati.

La Lega Nord vuole sì la gestione pubblica preferendo la gestione in house (società a capitale pubblico controllata dal pubblico) al monopolio dei privati o delle multinazionali europee, vuole altresì garantire ai cittadini una gestione efficiente dei servizi, economica e di qualità, consentendo la crescita delle nostre imprese al fine di renderle competitive sul mercato europeo e internazionale. Quindi abbiamo imposto la nostra visione per cui quando la gestione pubblica è economica ed efficiente non è distorsiva della concorrenza e quindi vantaggiosa per gli utenti. Infatti, per il cittadino, quello che conta è il costo e la qualità del servizio idrico o degli altri sevizi pubblici locali, molto meno quale sia il soggetto che lo eroga. Anche perché non è detto che la gestione pubblica sia sempre in grado di garantire tariffe e la qualità più competitive.

L’affidamento in house è sicuramente residuale rispetto alle procedure competitive ad evidenza pubblica (gara o PPPI) ma riveste un particolare interesse per i piccoli comuni o quelli in montagna. Per essi, le maglie che consentono la gestione in house sono così larghe da abbracciare la quasi  totalità del territorio nazionale pur facendo riferimento a peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale. La nuova disciplina, soprattutto grazie all’intervento della Lega Nord, introduce importanti quanto necessarie precisazioni a favore e sostegno gli affidamenti cosiddetti in house, con particolare riferimento ai servizi idrici. Innanzitutto, il parere che l’Antitrust è chiamato a dare sull’esistenza delle condizioni per l’affidamento in house, contrariamente che in passato, diventa un parere sì “preventivo” ma non “vincolante” o “obbligatorio” come precedentemente previsto con la maturazione di un “silenzio-assenso in senso favorevole” decorsi sessanta giorni. Inoltre, anche in considerazione del fatto che fino ad oggi l’Antitrust, applicando i precedenti criteri molto più rigidi, ha sempre negato la costituzione delle in house, al Regolamento (e quindi al Governo) sarà affidato il compito di individuare le soglie minime al di sotto delle quali non è necessario il parere dell’Antitrust. In tal modo, la definizione dei casi di gestione pubblica dei servizi pubblici locali, con particolare riferimento ai servizi idrici, non sarà più ad esclusivo appannaggio dell’organo che, per sua natura, ha sempre e solo privilegiato il mercato. Sarà il Governo, in sede di approvazione del Regolamento, a consentire la gestione in house, senza il parere dell’Antitrust, per le realtà locali o per gli enti che si sono mostrati virtuosi, e lo farà definendo i parametri che dimostrano l’efficienza del servizio, come  i bilanci in utile e il reinvestimento nel servizio di almeno dell'80 per cento degli utili per l'intera durata dell'affidamento o l’applicazione di una tariffa media inferiore alla media oppure il raggiungimento di costi operativi medi annui con un’incidenza sulla tariffa che si mantenga al di sotto della media.

E’ innegabile che senza la Lega Nord i servizi pubblici locali (acqua, gas, trasporti, ecc.) sarebbero gestiti dalle multinazionali francesi da oltre dieci anni.

Ora siamo finalmente pronti ed attrezzati per garantire e fare crescere il nostro immenso patrimonio.
 
 
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